I rilevamenti statistici più recenti hanno evidenziato che il numero dei bambini che nascono in Italia in un anno è uno dei più bassi d’Europa e del mondo con un indice di natalità (numero nati per coppia) che nel 2018 era 1,29. Tralasciando le motivazioni sociali di questo dato, una delle cause più importanti è l’aumento dell’infertilità maschile e femminile. In medicina, si considera infertile una coppia che non riesce ad avere un figlio dopo 2 anni di tentativi: questa situazione interessa il 15-20% delle coppie in età fertile. In Italia si stima che oltre 50.000 nuove coppie ogni anno hanno difficoltà nel concepire un bambino.

Molti pensano che per avere un figlio basti semplicemente non utilizzare sistemi di contraccezione, che procreare sia una cosa naturale, normale, qualcosa che accade da sempre e sempre accadrà. In realtà, quella umana è una specie poco fertile: una coppia giovane senza particolari problemi e che ha rapporti sessuali 2-3 volte la settimana ha circa il 20% di possibilità di concepimento ogni mese, ma questa percentuale si abbassa dopo il primo anno di ricerca di figli senza successo.

L’infertilità è oggi definita un problema di coppia, in quanto la “responsabilità” di questa difficoltà è divisa al 50% tra partner maschile e femminile. E non solo: in un 15% dei casi la causa è contemporaneamente di tutti e due. Le due cause più frequenti dell’infertilità femminile sono le problematiche ovulatorie (incapacità o difficoltà di produrre una cellula uovo matura che possa essere fecondata) e le cause tubariche (impossibilità di incontrarsi di spermatozoi e ovocita a causa di un danno di quei due tubicini che mettono in comunicazione cavità uterina e ovaio). A queste si aggiungono l’endometriosi (che però necessiterebbe di una trattazione a parte), le anomalie dell’utero (fibromi, polipi, difetti congeniti) e in misura minore alterazioni del collo uterino o problemi immunitari. In più, in un buon 15% di casi, nonostante tutto sia apparentemente in ordine, la gravidanza non si verifica comunque: chiaramente non è tutto in ordine, semplicemente non siamo ancora in grado di fare una diagnosi (si parla così di infertilità idiopatica). In primo luogo, bisogna tenere conto dell’età della donna: gli ovociti nell’ovaio sono presenti dalla nascita e ovviamente, con il passare del tempo, anche le cellule uovo invecchiano insieme alla donna e la fertilità dopo i 35 anni progressivamente tende a ridursi. È un fattore è importante dato che la gravidanza viene ricercata sempre più tardi. Prova ne è che in Italia l’età femminile della prima gravidanza è di quasi 34 anni (in Danimarca di 25 anni!): questo fa sì che quando una coppia inizia a rendersi conto che la gravidanza ricercata non arriva, la donna ha già raggiunto un’età in cui è più difficile ottenere un concepimento.

Occorre considerare le abitudini di vita, l’attività fisica e l’alimentazione: condurre una vita “sana” con una giusta attività fisica (non troppa! Perché potrebbe avere un effetto negativo sul ciclo mestruale) e soprattutto con un’alimentazione corretta. Ovviamente il fumo di nicotina (compresa la sigaretta elettronica) è il nemico numero uno della fertilità! Il consumo di alcool dovrebbe essere inoltre ridotto.

Da un punto di vista diagnostico come ci si deve comportare? È importante che la coppia sappia quali passi seguire per effettuare un percorso efficace che consenta loro di arrivare alla decisione terapeutica il prima possibile. I primi accertamenti sono pochi e poco invasivi: dopo un’accurata anamnesi, il medico in prima battuta dovrebbe chiedere un esame dello sperma per l’uomo, pochi esami ormonali (sul sangue) e un tampone vaginale per ricerca di infezioni genitali per la donna. È anche spesso consigliabile richiedere subito un test per lo studio dell’apertura delle tube. Qualunque sia l’esito di questi esami, è importante che interpretazione e decisioni successive siano prese da uno specialista che si occupi specificatamente di problemi di fertilità. Non entro in questa sede nel dettaglio di tutti i trattamenti possibili, mi limito però a una considerazione fondamentale: dai primi anni ’80 l’approccio a queste problematiche ha vissuto una rivoluzione epocale con la scoperta della fecondazione in vitro (FIV-ET). Questo non significa che qualunque coppia sia in cerca di una gravidanza debba essere sottoposta subito a FIV-ET. È però importante che medico e coppia tengano sempre presente che questa metodica, in grado di far ottenere una gravidanza con (quasi) qualunque tipo di infertilità femminile e maschile, consente risultati sempre meno significativi con l’aumentare dell’età della paziente, fino a rivelarsi inefficace dopo i 43 anni di vita della donna.

Dr. Stefano Maccario, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Consulente LARC VENEZIA e MOMBARCARO

(Articolo tratto da Il Monitore Medico n.4/2021)

Leggi lo speciale sull’infertilità maschile del Dr. Mauro Tasso, Specialista in Urologia e Andrologia e in Oncologia, consulente LARC VENEZIA