La disbiosi intestinale, ovvero lo squilibrio della flora batterica intestinale, è sempre più riconosciuta come un fattore chiave in molte patologie. Alterazioni del microbiota intestinale – l’insieme dei microorganismi che popolano l’intestino – possono influenzare la digestione, l’immunità, l’umore e persino il peso. Per ristabilire l’eubiosi, ossia la salute del nostro microbiota, è fondamentale adottare uno stile di vita sano, ricco di fibre e fermenti, e consultare un professionista della salute.
Pubblichiamo un articolo a firma della dott.ssa Simona Cavalieri, Biologa Nutrizionista, Consulente LARC Giordana, Mombarcaro, Vandalino uscito sull’ultimo numero de Il Monitore Medico, la nostra rivista interna di divulgazione medica distribuita gratuitamente nelle sedi LARC e nelle migliori farmacie del territorio.
Il Gruppo LARC mette a disposizione dei suoi pazienti consulenze nutrizionistiche, visite specialistiche con dieteologo e gastroenterologo, ed esami di laboratorio specifici per la disbiosi ed il microbiota come il Test per la Disbiosi e il Test per il Microbiota.
Meteorismo, flatulenza e gonfiore addominale: ecco i tre sintomi principali che indicano uno dei più comuni malesseri della popolazione nella società moderna, la disbiosi intestinale.
Questo termine medico indica una condizione in cui l’equilibrio tra le diverse specie batteriche (il cosidetto “microbiota intestinale”) che popolano il nostro intestino viene alterato in modo negativo. Ma che cos’è esattamente il microbiota?
Con questo termine viene indicato tutto l’insieme dei microorganismi (batteri, funghi, visrus e lieviti) che popolano diversi distretti del nostro corpo (pelle, bocca, stomaco, intestino, vie respiratorie, vie genitourinarie). Il microbiota intestinale è senza dubbio il più conosciuto oltre a essere quello che conta il maggior numero di specie (ad oggi se ne conoscono più di 500) tra cui Lactobacilli e Bifidobatteri sono solo alcune di esse oltre ad essere le più note.
Quando il microbiota intestinale è sano (ovvero è in “eubiosi”), svolge un ruolo fondamentale nella digestione, nell’assorbimento dei nutrienti e nel mantenimento del sistema immunitario. Inoltre è deputato alla produzione di alcune vitamine del gruppo B e della vitamina K e protegge la mucosa intestinale promuovendo la sua integrità, grazie all’azione antiproliferativa esercitata sui batteri patogeni. Questo però non avviene quando il microbiota non è sano: l’alterazione dell’eubiosi, ovvero dell’equilibrio tra le varie specie batteriche, può essere causato da tantissimi fattori tra cui tra cui alimentazione scorretta, stress, uso di antibiotici o altri farmaci, infezioni da virus e batteri patogeni o altre malattie gastrointestinali. Si verifica così la “disbiosi intestinale”, i cui sintomi possono variare da persona a persona, ma alcuni dei più comuni includono: disturbi gastrointestinali come diarrea, costipazione, gonfiore e flatulenza; crampi addominali frequenti; affaticamento e perdita di energia; irritabilità e problemi di umore, nonché problemi di pelle come acne o eruzioni cutanee o ancora debolezza del sistema immunitario e maggiore suscettibilità dell’organismo alle infezioni.
Non sempre però la semplice presenza di uno o più sintomi tra quelli elencati è in grado di definire con certezza la presenza di un certo tipo di disbiosi intestinale. Per diagnosticare con maggior precisione una disbiosi intestinale allora è utile affiancare all’esame obiettivo, alcuni esami di laboratorio sia generici (come l’emocromo completo con proteina C reattiva) sia esami specifici. Come per l’appunto il “disbiosi test”, un esame effettuato su un campione di urine per la valutazione di due metaboliti della digestione, lo “indicano” e lo “scatolo”, la cui presenza in eccesso è causa di uno squilibrio della normale flora batterica.
In particolare, se dall’esame delle urine risulta un eccesso di scatolo, siamo in presenza di una disbiosi di tipo “putrefattivo” effetto di una dieta troppo ricca di proteine e grassi e povera di fibre; se invece siamo in presenza di un eccesso di indicano, la disbiosi è di tipo “fermentativo”, data da un eccesso di carboidrati e zuccheri semplici e povera di proteine. Gli zuccheri solo in parte digeriti possono fermentare nell’intestino creando meteorismo e gonfiore addominale. È quindi fondamentale, per quanto descritto, osservare una dieta sana ed equilibrata che comprenda tutti i macronutrienti nelle giuste proporzioni e un corretto apporto di fibre (che rappresentano il cibo dei nostri batteri).
Una volta individuata la disbiosi, è infatti opportuno affidarsi ad uno specialista della nutrizione e seguire per almeno tre mesi un regime alimentare adatto al tipo di disbiosi individuata per il corretto reintegro dei nutrienti e parallelamente anche una integrazione mirata di probiotici per ripopolare correttamente il microbiota e riportarlo alla condizione di eubiosi.
Dr.ssa Simona Cavalieri, Biologa Nutrizionista, Consulente LARC Giordana, Mombarcaro, Vandalino.
Tratto da Il Monitore Medico 03/2024. Leggi il numero completo sul no stro sito.