Ad arricchire la disponibilità diagnostica per lo studio delle pareti intestinali e la diagnosi di lesioni e patologie tipiche di quest’organo è la colonscopia virtuale detta anche colon-tac, un esame molto richiesto dai pazienti perché meno invasivo rispetto alla colonscopia tradizionale. Per saperne di più sull’affidabilità diagnostica e le indicazioni a questo esame, abbiamo rivolto alcune domande al Dr. Roberto Fiore, Specialista in Radiologia, consulente LARC nelle sedi Venezia e Mombarcaro e alla Dr.ssa Elisabetta Borghesio, Specialista in Gastroenterologia, consulente LARC nelle sedi Venezia, Mombarcaro, Sempione e Cirié 2000.
Perché questa tecnica radiologica si chiama “colonscopia virtuale”?
Dr. Roberto Fiore: L’esame assume questo nome perché non si tratta di una vera colonscopia (che viene realizzata mediante l’introduzione per via rettale di un lungo strumento ottico flessibile), ma l’accertamento è “virtuale”, effettuato mediante una doppia scansione TAC (registrazione di 2 serie di immagini) dopo l’immissione di un apposito gas attraverso una sonda rettale: con i dati raccolti e l’uso di particolari software si realizza una sorta di navigazione all’interno delle immagini ottenute, che consente di effettuare la ricerca di lesioni, soprattutto polipi.
Dottor Fiore, in cosa consiste l’esame e cosa comporta per il paziente? Come mai in genere è preferito dal paziente rispetto alla colonscopia tradizionale?
Dr. Roberto Fiore: L’esame prevede innanzitutto una preparazione intestinale per il paziente, che deve essere accurata e comporta una dieta priva di scorie e l’uso di sostanze che producono un “lavaggio” del colon.
Al momento dell’esame viene praticata una iniezione endovenosa di un farmaco che facilita la distensione intestinale, quindi per ottenere una ottimale distensione viene iniettata aria o gas all’interno del colon mediante una sonda rettale. A questo punto vengono effettuate 2 scansioni TAC, una in posizione supina e una in posizione prona e l’esame è terminato. I pazienti tendono a preferire questo tipo di indagine per il minor disagio rispetto alla colonscopia tradizionale.
Dottoressa Borghesio, quali sono le indicazioni dello Specialista per l’esecuzione della colonscopia virtuale? È un esame utile allo screening di prevenzione oncologica?
Dr.ssa Borghesio: La colonscopiavirtuale è indicata nei casi in cui la colonscopia tradizionale sia incompleta per cause anatomiche (come dolicocolon, cioè un’anomalia del colon caratterizzata da un abnorme allungamento dello stesso), o aderenze post chirurgiche o meccaniche (stenosi). Inoltre è indicata nel paziente anziano o fragile (perché affetto da turbe cardiocircolatorie o della coagulazione), nella valutazione preoperatoria in corso di tumore al colon per la precisazione della localizzazione e valutazione dell’estensione extracolica (cioè al di fuori del colon stesso) della neoplasia, nell’intolleranza alla colonscopia tradizionale, nello screenin del cancro colo-rettale in paziente sintomatici di età superiore a 50 anni. Anche nei pazienti ad alto rischio, la colonscopia virtuale può essere proposta nel caso in cui il paziente stesso si rifiuti di sottoporsi allo studio con la colonscopia tradizionale.
Quale livello di precisione, sensibilità e specificità assume oggi questa tecnica diagnostica con le attrezzature radiologiche disponibili?
Dr. Roberto Fiore: I risultati dipendono non solo dal tipo di attrezzatura TAC utilizzata e dai software adoperati, ma anche dal livello di preparazione intestinale e dall’esperienza dell’operatore. La sensibilità dell’indagine (vale a dire la capacità di reperire immagini anomale) è elevata, attorno al 90% e la sensibilità (cioè la capacità di riconoscere lesioni patologiche rispetto a residui fecali o altre reperti non patologici) raggiunge e supera l’80%, a seconda delle statistiche.
Il gastroenterologo è soddisfatto della specificità e della sensibilità dell’esame?
Dr.ssa Borghesio: Per polipi di diametro di 1 cm la sensibilità e la specificità sono sovrapponibili all’endoscopia tradizionale, mentre per polipi al di sotto dei 5 mm decrescono sia specificità che sensibilità e per questo l’indicazione dello specialista è a favore della colonscopia tradizionale. Per il gastroenterologo ci sono motivazioni cliniche per la “non esecuzione” dell’esame, a favore della colonscopia tradizionale? Dr.ssa Borghesio: La colon tac è controindicata nei pazienti con morbo di Crohn (malattia infiammatoria cronica dell’intestino), colite ulcerosa e pazienti in stato di gravidanza.
Inoltre nei pazienti ad alto rischio, cioè quelli con familiare affetto da cancro del colon retto o pazienti che abbiano già subito la rimozione di un polipo adenomatoso (cioè una lesione precancerosa), per i quali è da preferire la colonscopia tradizionale (a differenza di quella virtuale) perché la possibilità di trovare malattia è alta e la colonscopia tradizionale può essere operativa e permettere cioè -già durante l’esplorazione- l’asportazione del polipo o la biopsia di un eventuale cancro.
Ci sono invece casi in cui per il Radiologo questo esame è controindicato, indipendentemente dalla richiesta del medico curante e dello Specialista?
Dr. Roberto Fiore: Oltre ai casi già indicati dalla Dr.ssa Borghesio, la colonscopia virtuale non va effettuata in pazienti con un pregresso tumore del colon-retto ma anche in pazienti che abbiano eseguito nei 3 anni precedenti una pancolonscopia (cioè abbiano eseguito l’esame endoscopico tradizionale con lo studio di tutti i tratti del colon).
(Articolo tratto da Il Monitore Medico n.5/2017)