La mappatura nei è uno screening salvavita fondamentale, poiché i melanomi sono patologie molto aggressive. Secondo i dati degli ospedali italiani, spetta a Torino il triste primato di città italiana con il numero più elevato di melanomi: ben 19 casi diagnosticati su 100 mila soggetti l’anno, rispetto alla media nazionale che è di 12 casi. Si registra un aumento sia nell’incidenza della malattia, sia nei fattori che ne determinano il rischio.

Perché questo primato?


La popolazione tipica del nostro territorio ha una pelle generalmente chiara, più delicata, e soprattutto i rischi aumentano se l’esposizione al sole è incontrollata. Il melanoma colpisce sempre di più i giovani. Allo stesso tempo, la diagnosi è diventata più semplice e più accurata. Diagnostichiamo oggi un numero sempre maggiore di melanomi “superficiali” e non ancora invasivi. Nella maggior parte dei casi, rimuovere il melanoma nelle fasi iniziali permette di risolvere il problema: evita che la lesione vada in profondità, arrivi ai vasi sanguigni e possa diventare fonte di metastasi.

Parlando di prevenzione, non esiste solo il melanoma.


Sono in crescita anche altri tumori: l’epitelioma basocellulare e l’epitelioma spinocellulare. Il primo è il più diffuso al mondo, cresce molto lentamente, non dà metastasi ma è pericoloso per la sua evoluzione. Il secondo è la forma più legata ai raggi ultravioletti, progredisce meno rapidamente del melanoma e colpisce soprattutto gli anziani con forme più aggressive che possono portare anche a metastasi e quindi a problematiche più importanti.

Quali sono le probabilità di sopravvivenza?


In genere, se i melanomi sono inferiori al millimetro, nel 90 per cento dei pazienti la patologia non ha esiti mortali. A patto che siano individuati tempestivamente. Comunque la formula migliore è intervenire chirurgicamente.

A che età è bene fare i primi controlli?


L’ età di incidenza maggiore del melanoma è tra i 30 e i 60 anni, periodo nel quale è consigliato un check-up cutaneo a cadenza regolare. Linee guida recenti dimostrano che dai 12/13 anni in poi possa esser già utile eseguire un primo controllo dei nei, meglio se annuale. Il controllo annuale è una buona abitudine perché consente al medico di identificare lesioni molto piccole, iniziali: il paziente verrà seguito con costanza da uno specialista al quale riferire eventuali cambiamenti. Lo screening va proposto a tutta la popolazione almeno una volta l’anno. Ci sono poi soggetti più a rischio: individui che hanno una familiarità, ovvero un parente di primo grado che sia stato affetto da melanoma, persone che hanno già asportato dei nei atipici o un precedente melanoma. Sono a rischio anche coloro che per svolgere l’attività professionale sono sottoposti con una certa frequenza a radiazioni ultraviolette, come ad esempio chi lavora all’aperto.

E nei bambini…


Il melanoma ha un’incidenza rarissima e non esiste l’epitelioma. Esistono invece tumori della pelle tipici dell’età pediatrica: si tratta di nei atipici, da monitorare nel tempo e, in caso di crescita o modifiche rapide dei nei, è meglio sottoporre il piccolo a una visita dermatologica. Il neo del bambino aumenta sempre di dimensioni, non di per sé ma perché cresce la zona del corpo: se le caratteristiche del neo sono normali non sono preoccupanti. Viceversa, nell’adulto un neo che cresce aumenta oggettivamente. In sintesi, rispetto all’aumento di nei, c’è un primo picco in età puberale che si attesta poi intorno ai 35-40 anni. Nell’anziano non ci aspettiamo di trovare nuovi nei, molto spesso sono solo lesioni benigne legate all’invecchiamento della pelle.

Quando è consigliata la visita dermatologica e quando la mappatura dei nei?


La visita dermatologica va proposta a tutti, in via preliminare, anche senza necessità di seguire un particolare neo e senza che il soggetto venga identificato come a rischio. Esiste poi la mappatura completa dei nei che viene effettuata digitalmente e serve a “fotografare” tutti i nei presenti sul corpo, individuando così le lesioni sospette. Per fare tutto questo viene impiegato il FotoFinder, uno strumento ottico ed elettronico di ultima generazione in grado di realizzare un archivio di immagini fotografiche microscopiche e di memorizzare i nei potenzialmente a rischio, per evidenziare anche il più minimo cambiamento nei controlli successivi ed intervenire quindi con la tempestività richiesta. Si tratta di una tecnica non invasiva, utilizzabile anche in gravidanza.

Il controllo dei nei non è stato finora così diffuso.


Un paradosso, se si pensa che la pelle è l’organo in assoluto più esposto e più visibile e per questo, in teoria, la prevenzione sarebbe semplice. Per fortuna si assiste ad un’inversione di tendenza: quello che sembrava essere un esame facoltativo, viene eseguito con sempre maggiore regolarità dal dermatologo.